L’8 gennaio 2021 la UK Competition and Markets Authority (CMA), sollecitata da operatori del mercato, ha aperto un procedimento nei confronti di Google con riferimento alla annunciata rimozione da Chrome dei cookie di terze parti e altre funzionalità.
Gli impegni inizialmente proposti da Google sono stati sottoposti a market test e a consultazione da parte di CMA e ICO e delle terze parti interessate, a seguito della quale sono stati modificati e l’11 febbraio 2022 finalmente approvati, con una durata di 6 anni.
Tra gli impegni assunti da Google naturalmente compaiono:
- la limitazione della condivisione dei dati all’interno del suo stesso ecosistema per prevenire il rischio di un vantaggio concorrenziale
- impegni diretti e specifici a non favorire i propri servizi pubblicitari
- il coinvolgimento della CMA e di ICO nello sviluppo e nella verifica delle proposte per il definitivo Privacy Sandbox
- la pubblicazione dei risultati dei test.
Inoltre, l’impegno a un periodo di sospensione di almeno 60 giorni (estensibile fino a 120) prima di ritirare definitivamente i cookie di terze parti, durante il quale lavorare congiuntamente alla CMA per risolvere qualsiasi preoccupazione residua in materia di concorrenza.
Questa è ormai storia: per un riepilogo completo rimando al mio articolo Cookie e consenso: le nuove prospettive.
Venendo ad oggi, con l’ultimo dei report periodicamente rilasciati sull’attuazione degli impegni, il 31 gennaio scorso la CMA:
- individua aree di permanenza di problemi di concorrenza, specie riferite alla progettazione delle Privacy Sandbox, alla loro governance e alla garanzia che il loro uso non finisca per favorire i servizi pubblicitari di Google
- dichiara che finché questi dubbi persistono Google non può procedere alla disattivazione dei cookie di terze parti
- sollecita l’invio – entro il 27 febbraio – dalle parti interessate di commenti sulle analisi svolte.